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L'errore medico

 

 

 

 

L'ERRORE MEDICO

 

 

 

Pochi giorni fa è stato pubblicato sull'autorevole British Medical Journal (BMJ) un inquietante articolo dal titolo: "Medical error - the third leading cause of death in the US" (1). Che l'errore medico costituisca addirittura la terza causa di morte, dopo quella per malattie cardiovascolari e tumori (2), ha dello sconvolgente, soprattutto se si considera che l'incidenza è verosimilmente sottostimata visto che è una morte non contemplata, non rientrando nella codifica ICD (3) dei certificati di morte.

 

 

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Questo fenomeno così drammatico è generalmente sottaciuto, spesso minimizzato, in ogni caso affrontato e discusso solo dal punto di vista legale, come se rientrasse nella conflittualità del rapporto medico-paziente e fosse generato da chi e se lo denuncia.

 

Il paradigma corrente è che l'errore umano in medicina è inevitabile. In tempi di preoccupante medicina difensiva ed esasperato contenzioso legale (4), sorprende come non venga organicamente affrontato dal punto di vista medico-sanitario e analizzato in ambito etico, più che legale. Noi sosteniamo infatti che rientri innanzitutto nella sfera della bioetica medica, non della legalità (5).

 

L'argomento in sè non è nuovo, tanto che già dieci anni fa scrivevamo che "Partire dal presupposto che l'errore in medicina sia inevitabile è l'errore da non commettere. L'errore in medicina è sia inammissibile sia inoccultabile. Tutta l'organizzazione deve assicurare come prioritaria la protezione del malato nei confronti dell'errore sanitario. Ma questo è un principio etico, non legale." Il fondamentale principio della bioetica da rispettare nello specifico è quello di nonmaleficenza, ma quasi sempre viene ignorato l'obbligo medico alla veracità.

 

È fuori discussione che "a risarcimento dell'errore avvenuto e del danno provocato" ci debba essere il giusto compenso per chi lo ha subito, come per esempio avviene per l'incidentistica stradale. Ma, nello specifico, c'è di più; l'errore deve essere "ammesso e discusso non soltanto fra gli operatori, ma anche e a maggior ragione con il malato" con il quale se ne esaminano le motivazioni e si condividono i provvedimenti da adottare affinché non si abbia a ripetere, rispettando così il paziente come compartecipe attivo e non passivo oggetto di interventi stabiliti sulla sua testa.

 

Il fondamentale principio di autonomia, che vede il paziente protagonista di tutti i percorsi decisionali che lo riguardano, rimane presente anche nell'evento avverso affinché sia mantenuta l'alleanza medico-paziente giacchè essi condividono il comune obiettivo di combattere la malattia, una alleanza che si dimostra ancora una volta utile nella costruzione di sempre più efficienti percorsi di guarigione.

 

La correttezza da parte della struttura nel dichiarare l'errore commesso vede quindi questo evento negativo diventare parte di un processo positivo di crescita in termini di efficacia, appropriatezza e sicurezza, un errore che non doveva verificarsi ma che aiuta a riflettere, riconsiderare e prevenire, andando a contribuire alla costruzione di una piramide iatrogena destinata nel tempo ad assottigliarsi sempre più. "Il coraggio dell'ammissione del proprio errore ha come presupposto la realizzazione di un percorso efficiente e corretto, ed è questo il difficile; ogni singolo passaggio del percorso che parte dalla diagnosi e arriva alla guarigione deve essere ottimizzato, cautelato e fiduciato.

 

La strutturazione di un percorso simile non è facile perché presuppone la costruzione di una efficienza sanitaria resa al massimo possibile e il recupero di una base fiduciaria indispensabile; il malato deve sapere che quella struttura è alla ricerca continua dell'errore evitabile, che l'errore pertanto non si realizza, e che nella ipotesi che avvenga gli verrà comunicato e spiegato. Nella variabilità e complessità biologica e umana l'errore probabilmente accompagnerà sempre la medicina, ma può diventare raro, difficile, comprensibile, accettabile."

 

La moderna mentalità "aziendale", con l'attenzione massimizzata verso "organizzazione" ed "efficienza", mediante un approccio tecnologico esasperato e troppo spesso inappropriato (vedi la gravidanza e l'assistenza al parto), oltre che trasformare i medici in freddi esecutori di lineeguida e protocolli, sta producendo pericolosi prodotti di scarto in un clima di crescente dis-umanizzazione.

 

L'attuale ossimoro, che vede una scienza nata per la guarigione provocare la malattia, nasce dalla perdita della dimensione morale dei luoghi di assistenza, laddove si dovrebbero curare persone non organi e l'eccellenza dovrebbe essere la normalità.

 

 

LM Chiechi



 

[1] MA Makary, M Daniel. Medical error - the third leading cause of death in the US. BMJ 2016; 353

[2] Idem

[3] International Classification of Disease

[4] È stato pubblicato su L'Espresso del 9 maggio 2016 un articolo il cui titolo "Forza, facciamo causa al dottore" è tutto dire. Dal punto di vista legislativo è inoltre in discussione al Senato la nuova legge sulla responsabilità medica secondo la quale toccherà alla vittima dimostrare l'errore medico ribaltando così l'onere della prova. 

[5]  e frasi seguenti in corsivo: LM Chiechi. Donna, etica e salute. Aracne Editrice Roma 2006